Prepotenti esigenze fisiche della vita.
Bar
Pasticceria Solmi, Centro storico di Modena.
C'era una volta una bambina. C'era una volta. Quella bambina. C'era una volta la bambina dagli occhi e dai capelli blu. Ilda. Lo ricordi? Quel giorno. Quella casa. C'era una volta una bambina. Eri ospite. Ilda, eri ospite. Una casa. Non nota. Eri ospite. Una notte. Un amore. Un uomo. Solo per quella notte. Nulla di impegnativo. Nulla di complicato. Ilda. Volevi solo una notte. Con lui. Ed ecco. La ruota della storia gira. La ruota. Ilda, la ruota. Gira. Sempre. Incessante. Mai ferma. Ruota. Gira. Gira. Ruota su stessa. Ruota. Gira. Ruota su se stessa. La storia. Il tempo. I giorni. I minuti. La ruota della storia. Che gira. Quella notte. Eri ospite. Un sogno. Che irrompe. Un sogno. Irrompe nella notte. Come un urlo. Un urlo. Disperato. Un urlo. Che toglie il sonno. Che toglie il senno. Lo hai sentito. Ilda. Lo ricordi? La ruota. Un uomo. Un sogno. E la bambina dagli occhi e dai capelli blu. Un albero. Un albero, Ilda. Certo, era un albero. Quello che andava a fuoco. Quello che ardeva. E lasciava di sé stesso soltanto cenere. Fumo. E cenere. Ed un corpo senza vita sull'asfalto. Un corpo. Una vita. Era lei. La ricordi? La prima volta che la incontrasti. In foto. In quella casa. Tra volti piegati dalla disperazione. E tu inerme. Impotente. Non sapere che dire. È tremendo, Ilda. Una posizione che detesti. Non è vero? È terribile. Le parole morte in gola. Assieme a quella bambina. Una bambina. Una bambina dagli occhi e dai capelli blu. Che donò la propria vita all'asfalto. Grigio testimone muto di un tempo perduto. Cos'è la vita, Ilda? Cos'è? È un battito di ciglia. Un battito di ali. Certo. Di ali, Ilda. Di ali di farfalla. Fragili. Carta velina. Ma che volano, Ilda. Loro volano. E tu? Relegata al suolo. Relegata alla terra. In un ruolo di muta spettatrice. Osservi silenziosa il dolore di una madre. Il dolore, Ilda. Di lei che piange la vita di una figlia. C'era una volta una bambina. C'era una volta. Quella bambina. C'era una volta la bambina dagli occhi e dai capelli blu. Ilda. Lo ricordi? Loro piangevano un lutto. Loro. Il lutto. Di una figlia. E tu. Che dovevi andare in bagno. Ilda. In bagno. E non sapevi che dire. Se non quell'unica domanda. Dove. È. Il. Bagno. Dove. Dove. Dove. Dove. Ilda. La vita è beffarda. Ti ricorda con un freddo meccanismo cosa è essenziale per sé stessa. Mangiare. Bere. Dormire. Urinare. Cagare. Ogni esigenza è fine a sé stessa. E la vita, in fondo, cos'è? Dimmelo, Ilda. La vita. Cos'è? Esigenza biologica. Esigenza fisica. Della vita stessa. Ecco, Ilda. Eccolo. Ma tu hai un fine. Ilda. Il caffè te lo impone. Hai un fine. Che va oltre il meccanismo prepotente e biologico della vita. Il caffè. Ascolta. Il caffè. Ilda. In quel bar. Oggi. Nel bar Pasticceria Solmi. Dimmelo, Ilda. Cosa hai provato? Un dolce. Ricotta e canditi. Troppo zucchero. Che sapeva quasi di confetto. Finto. Come un abito da sposa eccessivo. Troppo tulle. Troppo zucchero. Troppo commerciale. Troppo inutile. Ed il caffè. Lui. Non male. Ma totalmente privo di qualsiasi attrattiva. Senza anima. Stucchevole. Un caffè come tanti. Nulla di che. Ma tu oggi. Ilda. Dimmelo. Cos'hai trovato? In un pomeriggio assolato. In un. Pomeriggio. Dove esigenze. Fisiche. Biologiche. Sono totali e supreme. Esci da quella casa, Ilda. Esci. Torni dal tuo caffè. Con un discorso troppo frammentato. E quella bambina dagli occhi e dai capelli blu. Al tuo fianco. Mano nella mano. Lei sarà. Compagna fedele ed ectoplasmica dei giorni futuri.

